La barriera corallina è uno degli ecosistemi più importanti ed affascinanti al mondo. Caratterizzata dai suoi straordinari colori e dalla sua biodiversità, è composta da colonie di coralli, noti scientificamente come Anthozoa. Questi animali appartenenti al phylum degli Cnidari ospitano, all’interno dei loro tessuti, delle alghe chiamate Zooxantelle, con cui vivono in relazione simbiotica. La formazione delle barriere coralline avviene grazie ai depositi minerali prodotti da questi organismi nel corso della loro vita. Le barriere coralline si trovano prevalentemente nei mari caldi e poco profondi dei tropici; la più conosciuta al mondo è la Grande Barriera Corallina australiana, lunga circa 2.300 chilometri.
Relazione simbiotica tra Coralli e Zooxantelle
La relazione simbiotica tra Coralli e Zooxantelle è un esempio di mutualismo: una condizione in cui le specie traggono vantaggio l’una dall’altra.
Le Zooxantelle, dinoflagellati unicellulari fotosintetici, forniscono ai coralli nutrimento sotto forma di prodotti fotosintetici (zuccheri, glicerolo e acidi grassi), permettendo loro di crescere e di costruire le barriere coralline. Inoltre, la presenza delle Zooxantelle accelera la calcificazione e la crescita del esoscheletro di carbonato di calcio, essenziale per la formazione delle barriere coralline. Inoltre, grazie alla loro presenza, i Coralli riescono a rimuovere i prodotti di scarto metabolici dei coralli, come il diossido di carbonio e l’ammoniaca.
I tessuti dei Coralli forniscono alle Zooxantelle un ambiente protetto dai predatori e dalle variazioni ambientali estreme, oltre ai nutrienti necessari per la fotosintesi, come il diossido di carbonio e i sali minerali.
Rilevanza ecologica ed economica dei coralli
Le barriere coralline sono veri e propri hotspot di biodiversità, ospitando circa il 25% delle specie marine conosciute. Questo le rende fondamentali non solo per l’ecosistema marino, ma anche per l’uomo, sia dal punto di vista economico che alimentare. Inoltre, le barriere coralline rappresentano un elemento essenziale per le comunità locali. Le barriere coralline rappresentano l’habitat per molte specie di pesci e altri organismi marini, costituendo la fonte di sostentamento principale per la popolazione.
Il turismo legato alle barriere coralline genera significative entrate economiche per le comunità locali. Attività come lo snorkeling, le immersioni subacquee e le visite guidate attraggono milioni di turisti ogni anno, creando posti di lavoro e generando reddito.
Le barriere coralline agiscono, inoltre, come barriere naturali contro le tempeste e l’erosione costiera. Proteggono le coste dall’energia distruttiva delle onde, riducendo i danni alle infrastrutture costiere, alle abitazioni e ai terreni agricoli.
Minacce principali
Pesca a strascico e tecnica del Muro-ami
Una delle minacce più gravi per le barriere coralline è la pesca a strascico. Questa tecnica, che prevede il trascinamento di reti sul fondo del mare, causa danni enormi all’ecosistema. Ad esempio, i coralli profondi del Mare del Nord, che crescono di soli 2 cm in 400 anni, sono particolarmente vulnerabili. Istituzioni virtuose si impegnano nella protezione di queste aree: la Norvegia ha istituito una zona protetta per la barriera corallina di Tisler, un passo importante verso la tutela delle acque profonde.
Un’altra pratica invasiva è la tecnica del Muro-ami, utilizzata prevalentemente nel sud-est asiatico. Questa procedura impiega una rete da circuizione e dispositivi di martellamento, costituiti da grosse pietre o blocchi di cemento sospesi sul mare da una gru montata sul peschereccio. Durante la pesca, questi blocchi vengono calati ripetutamente e violentemente sul fondale, frantumando le barriere coralline e facendo fuoriuscire i pesci. Questa tecnica di pesca ha conseguenze devastanti e duraturi, distruggendo habitat vitali e compromettendo la biodiversità marina.
Inquinamento
L’inquinamento rappresenta una minaccia significativa, causato principalmente da attività agricole, deforestazione e impianti di trattamento delle acque reflue. Il deflusso di sostanze nutrienti, pesticidi, microplastiche e altri detriti può favorire la crescita rapida di alghe in un fenomeno noto come “eutrofizzazione”: le alghe entrano in competizione con i coralli per lo spazio e la luce. In queste condizioni, le alghe possono ricoprire i coralli impedendo loro di ricevere la luce necessaria per la fotosintesi delle zooxantelle. Inoltre, la decomposizione delle alghe morte consuma ossigeno, riducendone la quantità disciolta in acqua. Questo può portare a condizioni di ipossia, dannose per i coralli e per gli altri organismi marini, che possono soffocare e andare incontro alla morte.
L’inquinamento, insieme ai cambiamenti climatici che stanno portando all’aumento della temperatura, possono causare il fenomeno dello sbiancamento dei coralli, noto come “bleaching”. I coralli in condizioni di stress possono espellere le zooxantelle, e l’assenza di queste ultime porta nella maggior parte dei coralli alla morte. Le barriere coralline, per poter ritornare in condizioni di salute, impiegano fino a 10 anni.
Cosa possiamo fare per salvarle?
- Istituire aree marine protette
- Ridurre l’inquinamento
- Contrastare il cambiamento climatico
- Adottare pratiche di pesca sostenibili
Proteggere le barriere coralline è essenziale per preservare la biodiversità marina e sostenere le comunità che dipendono da esse. È necessaria una cooperazione globale per ridurre le pratiche distruttive, combattere l’inquinamento e mitigare i cambiamenti climatici. Solo con azioni concrete possiamo garantire la sopravvivenza di questi ecosistemi vitali per le future generazioni.
Articolo a cura di Ilaria Migliaresi.